IL TEMPO DELLE SCELTE

Una società in crescita ma confusa.

Dr. Bruno Piccatto (Tratto da "Strategie dell'energia" 1990)

 

La società italiana, negli ultimi quarant'anni ha subito una trasformazione epocale passando da società rurale a società industriale, terziaria ad urbana, caratterizzata da una crescita rapidissima verso il benessere personale ed individuale che ha avuto la sua massima espressione negli anni ottanta, anche se sempre in frizione con un solidarismo cattolico più formale che sostanziale ed un populismo di sinistra demagogico e più preoccupato a livellare verso il basso piuttosto che emancipare ed elevare la società in senso lato.

Si è prodotto quindi uno sviluppo veloce ma squilibrato, risultante ne è una società non completamente matura e cosciente sotto molti aspetti. E' mancata una vera cultura dello Stato, dell'amministrazione pubblica, un corretto concetto del lavoro e di contribuzione allo sviluppo della comunità civile.

Velleitarismo politico ed una inadeguata visione economico-strategica hanno voluto imporre sistemi di sanità, previdenza e scuola più avanzati di quelli che il Paese si poteva permettere, fughe in avanti demagogiche e cieche nel voler dare tutto a tutti con il risultato che chi aveva vera necessità non ha infine avuto. Un assistenzialismo pernicioso ha imposto la logica della "tariffa agevolata" a tutti i costi, al di fuori di ogni logica di mercato, ha moltiplicato aree di parassitismo e prodotto servizi scadenti anche se infine più costosi.

La totale mancanza di una CULTURA D'IMPRESA sta costando e costerà agli italiani prezzi altissimi; assai più alti di quelli che nel complesso avremmo pagato in una economia di mercato. La ricerca delle scorciatoie di cui tutti noi siamo, sempre in misura diversa, colpevoli ci ha infine condotti in un vicolo cieco ed alla resa dei conti.

Come uscirne ?

Difficile proporre soluzioni, sicuramente niente "acqua santa" ma tempestive e dolorose decisionici attendono e poiché le decisioni a qualcuno competono, sia una nuova classe dirigente ad assumerle. E sia rigorosa competente e responsabile e soprattutto sappia e voglia decidere e poiché si sa che chi decide può anche sbagliare, sia una classe dirigente sostituibile, non inamovibile come l'attuale in modo che chi sbaglia paghi e sia espulso dal sistema di potere in tutti i settori sia pubblici che privari. Il futuro non è già disegnato, è da costruire e dipende dal contributo di tutti noi. A ciascuno il suo dovere, finalmente ci si emuli a fare di più del proprio vicino; forse questa potrebbe essere una buona ricetta. 



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